Come se non bastasse dopo l’accordo UDC – Polverini pare proprio che la politica romana abbia fatto incetta di poltrone, riservando alla Ciociaria solo parole e incarichi politici, che come sappiamo in questo momento e soprattutto nel PDL contano quanto il due di coppe a briscola. Quale incarico politico se poi a decidere è sempre il capo? In ogni nazione, mediamente una classe politica dura 20 anni circa, l’apice del successo elettorale del PDL è stato raggiunto, temo che sia iniziata la fase discendente vuoi per mancanza d’incisività da parte del Governo Berlusconi, vuoi per una serie di vicende che stanno facendo rimpiangere agli elettori la Prima Repubblica. Che cosa possiamo aspettarci da un’intera classe politica che si accinge a decretare la morte della presunta seconda Repubblica, cosa possiamo aspettarci da un Giunta appena nata che è caratterizzata soprattutto dalla rincorsa alle poltrone da parte dei politici romani? In tutto questo s’inserisce la Ciociaria la quale ancora una volta viene presa in giro da chi cerca di dare prestigio ad un incarico che, di fatto, rappresenta quasi il nulla. Eccezion fatta per il Presidente del Consiglio Regionale, che comunque non è un Assessore Regionale , di fatto, si cerca di dare forza e prestigio alla carica di Capogruppo di un partito. Peggio ancora se guardiamo in casa UDC dove ad essere premiati sono quelli che a Roma sono stati capaci di raccogliere la metà dei consensi raccolti dal partito in Provincia di Frosinone. Mentre l’UDC ciociara ha, di fatto, dimostrato di essere viva e ancora radicata nel territorio, gli assessorati e gli incarichi, quelli che valgono se li sono presi tutti quelli di Roma. Che dire, la colpa è di Roma o di chi ancora una volta ha dimostrato di non far valere le proprie forze e il proprio carattere? Frosinone lavora e gli altri guadagnano in termini di posti di potere. Una situazione che ovviamente mette in imbarazzo i dirigenti del PDL e dell’UDC della Ciociaria, una situazione che deve far riflettere molti, indurli cioè a pensare che in effetti non sia la quantità a contare in politica ma la qualità. Probabilmente la Giunta Polverini che sembra sempre più essere una delegazione del Comune di Roma, ci ha fatto capire che la politica che conta ha sede a Roma e nessuno può metterci becco né tantomeno chi pensava, in campagna elettorale di cambiare le cose eleggendo e facendo votare la Polverini. Molti hanno abboccato, molti hanno creduto che, in effetti, questa volta le cose sarebbero andate diversamente, altri hanno pensato bene di poter svolgere un ruolo primario visto che per vincere le elezioni, erano necessari i voti della Ciociaria. Hanno sbagliato tutti come del resto hanno sbagliato anche i candidati a spendersi cosi tanto, una lezione che servirà a molti in futuro quando si andranno a stringere nuove alleanze e servirà anche a chi solo adesso capisce che bisogna rivedere tutto e riorganizzare il partito. Si dice che a breve nascerà il Partito della Nazione, ma su quali basi, dopo che molte risorse sono andate perse? Con quali prospettive Casini pensa di creare un nuovo soggetto politico dopo che si è persa l’occasione per dimostrare ai due poli che il centro esisteva e poteva andare avanti da solo senza compromettersi in alchimie di potere che lo fanno sembrare oggi un partito in attesa della chiamata di Berlusconi. Insomma le ultime elezioni regionali ci hanno fatto capire che alla fine non contano tanto i numeri quanto la collocazione giusta e il giusto referente romano. Il PDL ciociaro ha perso come del resto ha perso l’UDC, hanno perso coloro che ancora una volta pensavano di garantirsi per i prossimi 5 anni, potere, successo e una carriera politica che a questo punto rischia di essere oscurata. Viva la sincerità di chi si accontenta e cerca di farsi coraggio con l’incarico ricevuto, viva la sincerità di chi ha capito che la stagione dei successi è finita e rassegna le dimissioni, viva il coraggio di chi pensa di poter poter svolgere un ruolo decisivo come capogruppo del partito consapevole che nei momenti di scelte difficili, sarà sempre il capo a dettare le regole del gioco e nessun altro.
Il Presidente dei Moderati
Silvio Tedeschi
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