Si torna a parlare di politica dopo l’ubriacatura delle elezioni regionali. Gli italiani hanno promosso il Governo Berlusconi, adesso non ci sono più scuse, Berlusconi ha davanti a se tre anni di tranquillità visto che non ci sono altre scadenze elettorali. L’opposizione ancora una volta ha dimostrato di essere disgregata e poco convincente, l’alternativa al Governo Berlusconi resta per il momento un’utopia. In termini di voti il distacco tra i due poli è significativo e non basta fare il contro tra le regioni conquistate e quelle perse contano i voti e le dimensioni delle regioni stesse. I tentativi di creare una terza via sembrano sempre più spot elettorali e appaiono poco convincenti quando si vanno a contare i numeri. Anche se i voti sono stati determinanti non bastano all’UDC per rivendicare autonomia e svolgere un ruolo da protagonista, i voti riportati a Roma dall’UDC ad esempio parlano chiaro, nonostante la mancanza del pdl, il partito di Casini non è riuscito a trarne beneficio anzi… Si parla sempre più di bipartitismo e non di bipolarismo, la Lega dilaga al Nord, uno scenario politico che deve far riflettere tutti e soprattutto coloro che pensavano che alla fine gli elettori si sarebbero resi conto che il Governo per due anni ha pensato a risolvere questioni personali del Premier dimenticandosi dei problemi dei cittadini. Cosi non è stato gli elettori credono in questo Premier e in questo Governo e siccome il voto è chiaro, vuol dire che alla fine agli italiani piace questo stato di, cose salvo l’altissima percentuale degli astensionisti, gli unici ad aver mandato un messaggio chiaro alla politica. Anche chi come Fini pensava di crearsi una via di fuga ha capito che Berlusconi è imbattibile tant’è che si è congratulato con lui, i timidi tentativi di alzare la testa e ragionare con il proprio cervello da parte di chi pensava al dopo Berlusconi sono finiti nel vuoto, se ne riparlerà fra tre anni. Con questo stato di cose e se il Governo inizia a occuparsi seriamente dei problemi dei cittadini, c’è il rischio che l’opposizione sia ridimensionata, ancora di più resteranno solo pochi ad urlare in piazza, saranno in pochi a poter combattere contro i mulini a vento. La Sinistra che si era affidata ai soliti noti è fallita e non ha voluto credere al nuovo a uomini per esempio come il Governatore della Puglia Vendola, non ha voluto credere a un ricambio generazionale, non ha ancora capito che bisogna tornare a parlare tra la gente, occuparsi delle problematiche del territorio abbandonando i salotti e la politica teorica. I giovani e i lavoratori hanno deciso da tempo di abbandonare i partiti tradizionali e votare fenomeni come la Lega o il PDL stesso, il PD ancora oggi non riesce a far dialogare le due anime peggio ancora se si scelgono candidati a Presidente della Regione che hanno una storia distante anni luce da una delle componenti. Se mediazione c’è stata, è servita solo a cercare di piazzare uomini di apparato che non avevano comunque un rapporto con il proprio territorio e con il proprio elettorato, candidature calate dall’alto senza tener conto delle indicazioni della base, un partito, il PD che ha affrontato una competizione elettorale con candidati separati in casa, insomma una sorta di gioco al massacro da cui sono uscite fuori vittime eccellenti. Non c’è spazio per l’improvvisazione, non c’è più spazio per la politica degli spot e dei partiti senza una struttura radicata sul territorio. I partiti tradizionali vivono momenti di serie difficoltà, anche chi criticava questo Governo come ad esempio l’UDC ha dovuto cedere alle tentazioni e con la scusa delle alleanze a macchia di leopardo, ha ceduto, avrebbe potuto e dovuto fare di più, rischiando e correndo da sola, cercando di mettere in risalto la crisi del bipolarismo, una responsabilità questa che peserà molto sul futuro del partito, la coerenza con cui il partito di Casini si è battuto in alcune regioni è stata offuscata dalle alleanze anomale. Gli elettori non hanno ben compreso le scelte di Casini e se fino a ieri poteva essere un punto di riferimento per i moderati e per l’elettorato di centro oggi c’è il rischio che quel poco di buono che era stato fatto, finisca nel nulla. Un lavoro buttato al vento se si tiene conto che a Roma l’UDC ha preso la stessa percentuale di voti e lo stesso numero di Consiglierei Regionali de La Destra. Proprio a Roma l’UDC doveva essere in grado di sfruttare le difficoltà del PDL e non l’ha fatto. La costruzione di un grande partito di centro potrà passare solo e soltanto per una revisione totale della politica di Casini e se altre forze fino a ieri stavano a guardare con attenzione oggi le stesse hanno già deciso di iniziare un percorso diverso, vedasi Rutelli e Fiori, molte altre cercheranno di intraprendere una nuova strada. Da tempo doveva nascere il Partito di Centro, si è perso troppo tempo, si rischia di parlare in futuro di un’UDC allargata, un’operazione che non porterà assolutamente a nulla.
mercoledì 31 marzo 2010
GLI ELETTORI HANNO SEMPRE RAGIONE
Si torna a parlare di politica dopo l’ubriacatura delle elezioni regionali. Gli italiani hanno promosso il Governo Berlusconi, adesso non ci sono più scuse, Berlusconi ha davanti a se tre anni di tranquillità visto che non ci sono altre scadenze elettorali. L’opposizione ancora una volta ha dimostrato di essere disgregata e poco convincente, l’alternativa al Governo Berlusconi resta per il momento un’utopia. In termini di voti il distacco tra i due poli è significativo e non basta fare il contro tra le regioni conquistate e quelle perse contano i voti e le dimensioni delle regioni stesse. I tentativi di creare una terza via sembrano sempre più spot elettorali e appaiono poco convincenti quando si vanno a contare i numeri. Anche se i voti sono stati determinanti non bastano all’UDC per rivendicare autonomia e svolgere un ruolo da protagonista, i voti riportati a Roma dall’UDC ad esempio parlano chiaro, nonostante la mancanza del pdl, il partito di Casini non è riuscito a trarne beneficio anzi… Si parla sempre più di bipartitismo e non di bipolarismo, la Lega dilaga al Nord, uno scenario politico che deve far riflettere tutti e soprattutto coloro che pensavano che alla fine gli elettori si sarebbero resi conto che il Governo per due anni ha pensato a risolvere questioni personali del Premier dimenticandosi dei problemi dei cittadini. Cosi non è stato gli elettori credono in questo Premier e in questo Governo e siccome il voto è chiaro, vuol dire che alla fine agli italiani piace questo stato di, cose salvo l’altissima percentuale degli astensionisti, gli unici ad aver mandato un messaggio chiaro alla politica. Anche chi come Fini pensava di crearsi una via di fuga ha capito che Berlusconi è imbattibile tant’è che si è congratulato con lui, i timidi tentativi di alzare la testa e ragionare con il proprio cervello da parte di chi pensava al dopo Berlusconi sono finiti nel vuoto, se ne riparlerà fra tre anni. Con questo stato di cose e se il Governo inizia a occuparsi seriamente dei problemi dei cittadini, c’è il rischio che l’opposizione sia ridimensionata, ancora di più resteranno solo pochi ad urlare in piazza, saranno in pochi a poter combattere contro i mulini a vento. La Sinistra che si era affidata ai soliti noti è fallita e non ha voluto credere al nuovo a uomini per esempio come il Governatore della Puglia Vendola, non ha voluto credere a un ricambio generazionale, non ha ancora capito che bisogna tornare a parlare tra la gente, occuparsi delle problematiche del territorio abbandonando i salotti e la politica teorica. I giovani e i lavoratori hanno deciso da tempo di abbandonare i partiti tradizionali e votare fenomeni come la Lega o il PDL stesso, il PD ancora oggi non riesce a far dialogare le due anime peggio ancora se si scelgono candidati a Presidente della Regione che hanno una storia distante anni luce da una delle componenti. Se mediazione c’è stata, è servita solo a cercare di piazzare uomini di apparato che non avevano comunque un rapporto con il proprio territorio e con il proprio elettorato, candidature calate dall’alto senza tener conto delle indicazioni della base, un partito, il PD che ha affrontato una competizione elettorale con candidati separati in casa, insomma una sorta di gioco al massacro da cui sono uscite fuori vittime eccellenti. Non c’è spazio per l’improvvisazione, non c’è più spazio per la politica degli spot e dei partiti senza una struttura radicata sul territorio. I partiti tradizionali vivono momenti di serie difficoltà, anche chi criticava questo Governo come ad esempio l’UDC ha dovuto cedere alle tentazioni e con la scusa delle alleanze a macchia di leopardo, ha ceduto, avrebbe potuto e dovuto fare di più, rischiando e correndo da sola, cercando di mettere in risalto la crisi del bipolarismo, una responsabilità questa che peserà molto sul futuro del partito, la coerenza con cui il partito di Casini si è battuto in alcune regioni è stata offuscata dalle alleanze anomale. Gli elettori non hanno ben compreso le scelte di Casini e se fino a ieri poteva essere un punto di riferimento per i moderati e per l’elettorato di centro oggi c’è il rischio che quel poco di buono che era stato fatto, finisca nel nulla. Un lavoro buttato al vento se si tiene conto che a Roma l’UDC ha preso la stessa percentuale di voti e lo stesso numero di Consiglierei Regionali de La Destra. Proprio a Roma l’UDC doveva essere in grado di sfruttare le difficoltà del PDL e non l’ha fatto. La costruzione di un grande partito di centro potrà passare solo e soltanto per una revisione totale della politica di Casini e se altre forze fino a ieri stavano a guardare con attenzione oggi le stesse hanno già deciso di iniziare un percorso diverso, vedasi Rutelli e Fiori, molte altre cercheranno di intraprendere una nuova strada. Da tempo doveva nascere il Partito di Centro, si è perso troppo tempo, si rischia di parlare in futuro di un’UDC allargata, un’operazione che non porterà assolutamente a nulla.
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