Siamo qui, insieme agli amici della Rete e ai blogger, per quest’ultimo disperato appello: "Giorgio non firmare".
Siamo qui non per mancanza di rispetto, ma perché vogliamo avere fiducia nella massima istituzione di tutela della Costituzione. Signor Presidente, non la firmi questa legge, non è sufficiente rivederla ‘un pò’ poichè stiamo parlando della legge che tutti chiamano ‘blocca-intercettazioni’ che è già una cattiva legge di per sè, e che dovrebbe essere rinominata ‘blocca-democrazia’ perché imbavaglia l’informazione. E’ una legge che impedisce perfino alle persone di parlare tra di loro in Rete. Una volta c’era l’Agorà, dove le persone si incontravano e discutevano, poi è arrivato il telefono e le persone hanno cominciato a parlarsi a distanza, oggi, grazie alla Rete, c’è un’Agorà universale che unisce entrambi i concetti. Bene, è stata fatta una legge che, di fatto, dice: non riunitevi, non parlate, non comunicate, non esponete più il vostro pensiero né ascoltate quello degli altri. Non esiste più l’Agorà.
Nel nostro Paese la democrazia verrà abbattuta totalmente perché in questo provvedimento, oltre al divieto di intercettare, oltre al divieto di comunicare e di informare i cittadini su quel che sta accadendo all’interno dei processi italiani, c’è un emendamento truffaldino e delinquenziale che impedisce di comunicare attraverso Internet e la Rete. E’ un provvedimento anti-democratico, che approveranno nonostante questa manifestazione, e che deve impegnare tutti noi in Europa -ultimo baluardo che avremo se Giorgio non ci ascolterà- attraverso una direttiva che i nostri parlamentari a Strasburgo stanno già portando avanti anche se, solo da ieri, hanno cominciato a lavorare. Lo facciamo perché vogliamo che anche in Italia ci sia la volontà e la possibilità di informare ed essere informati democraticamente. In questo giorno di lutto dell’informazione partecipiamo a questa manifestazione perché possa esserci un atto di resipiscenza operosa, un atto di sensibilità verso l’informazione. Quando sentirete questo messaggio sarà già passato il giorno di protesta manifestato attraverso il blocco della Rete ma voi continuate a propagare il messaggio e, soprattutto, scrivete a Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica, senza usare toni ‘cattivi’ o ci accuseranno di minacciarlo, rivolgetevi a Lui usando l'espressione ‘per favore’, come fa l’Italia dei Valori, supplicatelo ma non a chiamare informalmente un ministro o qualche altra persona dicendogli “falla un po’ meno porcata questa legge”. Le porcate son sempre porcate, un porco lo puoi vestire come vuoi, ma rimane sempre un porco e questa è una legge ‘porcata’, ecco perché riteniamo di doverla contestare. Rimaniamo uniti in Rete, impegnamoci tutti a compiere un atto di disubbidienza civile: io personalmente, noi dell’Italia dei Valori, così come tanti tra giornalisti indipendenti, uomini della Rete e blogger continueremo ad informarvi nonostante il regime fascista e piduista italiano voglia impedircelo.
Più saremo e più sarà difficile fermarci
Postato da Antonio Di Pietro
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