giovedì 28 gennaio 2010

UN ALLOGGIO SICURO


Il personale, in servizio ed in quiescenza dei comparti Ministeriali della Difesa, Interno, Giustizia, Finanze, Infrastrutture e Trasporti, Polizie locali, ha la necessità di avere risposte esaurienti in merito al problema casa.
L’istantanea sul problema è una moltitudine di alloggi di servizio (7200 per il solo comparto Difesa) che sono in condizioni infrastrutturali pessime e che per la maggioranza sono occupati da soggetti definiti sine titolo con anzianità di permanenza che arrivano anche oltre i trenta anni. All’interno degli stessi oggi vi abitano, talvolta, vedove e figli che hanno aperto anche studi professionali. Tutto questo è a conoscenza degli Enti competenti come nel caso del Ministero della Difesa che, purtroppo, non è riuscito a presentare ai Governi che si sono avvicendati negli ultimi anni, un piano organico che possa concretamente dare una soluzione al problema casa che oltre tutto ricade sulla mobilità e, quindi, sull’operatività del personale dipendente.

Il Movimento Politico dei Moderati, in rappresentanza dei propri iscritti, propone un suo progetto globale che si estrinseca in sei punti partendo dal denaro ricavato dalla dismissione di tutti quegli alloggi che non hanno più operatività per la Difesa e per gli altri comparti Ministeriali e locali, senza distinzione di vetustà né di appartenenza (ASIR – ASI – AST).
Per far questo è necessario che:
1. Siano individuati gli alloggi da dismettere, a cura dell’Organo o Dipartimento gestore degli immobili (per il Ministero della Difesa la disponibilità deve essere segnalata da ogni Stato Maggiore di forza Armata a Genio Dife che, poi, piloterà tutte le operazioni conseguenti in materia unitaria, di concerto con il Sindacato SUPU). Quest’ultimo avrà il compito peculiare di controllare specificatamente che tutto il personale in servizio ed in quiescenza sia trattato nello stesso modo prevedendo, altresì, che nel calcolo del valore dell’immobile si dovrà tenere conto sia di tutte le spese sostenute dall’inquilino per la relativa manutenzione sia della cifra complessiva dei canoni pagati, così come è già stato fatto per altre categorie di alloggi (vedasi INAIL – INPS – IACP – INCIS – ecc…). Lo stesso Sindacato assicurerà, altresì, l’informazione completa di tutte le fasi dell’operazione agli utenti, seguendo capillarmente i movimenti legali, finanziari ed assicurativi messi in atto dagli Istituti finanziari nelle diverse fasi d’istruzione delle domande (avendo cura di far preparare la documentazione prevista), vigilando che i mutui rispettino i tempi di recupero chiesti dall’inquilino.
2. Per far questo si deve sapere quanti sono gli attuali inquilini in servizio ed in quiescenza interessati all’acquisto del proprio alloggio. Prevedendo che, ci possano essere un certo numero di inquilini in quiescenza che non siano in grado di acquistare il proprio alloggio o per difficoltà economiche od altro. In questi casi è importante applicare nella vendita una clausola per l’acquirente che preveda la possibilità per l’inquilino di rimanervi in affitto, pagando il canone al nuovo proprietario, lasciando lo stesso alla sua morte. Pertanto acquisto della nuda proprietà fino al decesso dell’inquilino. Si eviterebbero, in tal modo, lungaggini legali che frenerebbero la vendita in molti casi della struttura immobiliare in quanto non è possibile avere in una parte dello stesso stabile un padrone che è l’Amministrazione pubblica e per l’altra parte dei privati cittadini.
3. Siano interpellati gli Istituti bancari interessandoli al progetto di dismissione per sapere dagli stessi la disponibilità ad accendere mutui agevolati e personalizzati.
4. Si sia posti a conoscenza dagli stessi Compartimenti interessati quale sia la cifra ricavata e rientrata ad ogni singolo Ente o Amministrazione dello Stato, al fine di dar luogo alle parti successive del progetto.
5. Si possa analizzare insieme alle strutture periferiche (sindacato SUPU e Regioni) esistenti sul territorio nazionale quali siano le necessità di alloggio per il personale in servizio e di concerto ricercare in primis tutte quelle aree appartenenti al Demanio Civile, che una volta vendute vi si potrebbe realizzare in virtù di una appropriata destinazione urbanistica una serie di strutture interessanti cooperative edili costituite all’uopo da personale in servizio del comparto Difesa, Interno, Sicurezza, Finanza, Giustizia, Infrastrutture e Trasporti, Forze di Polizia Locali.
6. Si attui per quella parte del personale che potrebbe decidere di acquistare un’abitazione in proprio o ristrutturare una struttura parentale già esistente una terza opzione riconoscendo una cifra a fondo perduto per costoro. Anche in questo caso si deve procedere per riconoscere a costoro un aiuto sostanziale operando in modo che gli stessi rivolgendosi ad Istituti Bancari convenzionati con i Comparti Ministeriali sopra descritti, siano in grado di ottenere un mutuo o un prestito a tasso agevolato e una percentuale a fondo perduto delle risorse disponibili dal Ministero di appartenenza destinato alla problematica della casa.
In sintesi dalla dismissione della aree demaniali (degli alloggi di servizio, delle aree demaniali dismesse e delle strutture militari e/o pubbliche, considerate non più operative) si potrebbe ricavare quella quantità di denaro necessario ai Comparti sopracitati per soddisfare in toto le esigenze abitative primarie del personale dipendente. Avendo, poi, ogni Ente o Amministrazione pubblica la toponomastica aggiornata della mappa delle strutture edili ricavate con l’impegno di denaro pubblico, si potrebbero stilare, attraverso uno sportello specializzato creato all’uopo, degli elenchi che avrebbero la funzione di far sapere al personale in trasferimento di quali opzioni strutturali potrebbe usufruire nella nuova sede di servizio, nel momento in cui lascia l’alloggio nella vecchia sede di servizio. Nello stesso tempo per chi va in quiescenza, dargli la possibilità di acquistare l’abitazione in cui vive, se deciderà di mantenere la residenza nell’ultima sede di servizio. Il suo alloggio, in questo caso, verrà depennato dalla quota destinata alla mobilità di quella città, mentre nel contempo lo sportello sopra indicato potrà ripartire alla ricerca di nuovi siti abitativi aderenti alle esigenze dei dipendenti nuovi assunti.
Tale mobilità operativa abitativa, sarà in ultimo un vantaggio reale per gli Enti territoriali che, rinnovandosi nel personale (dirigente, funzionale, esecutivo), acquisirebbero senz’altro una capacità operativa diversa, utile a tutta la Nazione.

Nessun commento:

Posta un commento